Punti di osservazione

Autore: Serena Toniolo

Osservando le carte geografiche più antiche è evidente come i primi geografi facessero uso della propria memoria, della propria immaginazione e dei racconti dei viaggiatori per disegnare la forma delle terre. Queste rappresentazioni, confrontate con la visione dettagliata che abbiamo del mondo oggi grazie alle immagini satellitari, non possono non farci sorridere ma, restano un mirabile esempio di mappatura percettiva.

L’uomo moderno, padrone della conoscenza, ha forse perso la fantasia dei primi esploratori. Dentro il proprio smartphone ha il mondo intero e in qualsiasi momento può osservare qualunque angolo della Terra, guardarlo dall’alto e in molti casi anche dall’interno attraverso immagini 360° ma davvero è in grado di osservare con curiosità?

Il ventunesimo secolo in Europa ha definitivamente portato a un’azione coordinata di armonizzazione delle informazioni geografiche finalizzata all’interoperabilità dei servizi di geolocalizzazione. Questa spinta ha moltiplicato i “luoghi digitali” dove è possibile trovare informazioni collegate ai territori e relative ai più i disparati argomenti. Come tutta la rete, i geoportali possono essere fonti di preziose informazioni in grado di contaminare e integrare la percezione individuale di un territorio o luoghi in cui si smarrisce in fretta la via in mezzo al prolificare di bivi.

Il laboratorio MAB è una esperienza outdoor in grado di stimolare lo spirito di avventura, la voglia di scoprire, di osservare, di identificare e collocare spazialmente sensazioni e immagini ma, rappresenta anche un’opportunità per acquisire la capacità di orientarsi nella realtà e nel virtuale, osservare i propri territori non solo percorrendoli fisicamente ma anche guardandoli attraverso i tanti strumenti che oggi la tecnologia ci offre.

E’ compito del docente guidare questo duplice cammino, sul territorio e dentro la rete, in modo efficace in relazione agli obbiettivi didattici e a quello fondamentale di accendere la curiosità.

Prima dell’esperienza outdoor, osservare il territorio d’indagine su Google Earth o su altre piattaforme, confrontare la propria idea di quel territorio, della sua forma, con quella effettiva è un passaggio importante. La percezione del “piccolo”, guardando dall’alto un territorio, fa i conti, nelle fasi successive, con quella fisica del camminare sui percorsi scoprendoli talvolta molto più lunghi o più corti. Gli spazi sembrano dilatarsi o si accorciarsi con le emozioni.

Integrare la percezione individuale e di gruppo con dati oggettivi provenienti dai database dei geoportali o dall’osservazione di mappe tematiche in essi contenute, può aiutare a contaminare la visione dei mapper,  ampliarla e condurla all’individuazione di quel punto cardinale che può orientare la narrazione o dirigere l’azione progettuale.


    Autore
    Serena Toniolo
Condividi su