PROCIDA
L’ISOLA CHE NON ISOLA
Parte 1
Ci avviciniamo alla grande finale del progetto biennale Mab, innovativo laboratorio didattico di mappatura collettiva e partecipata di un territorio che include nelle conoscenze geografiche, storiche, naturalistiche e culturali di un luogo, i dati percettivi, i vissuti, le sensazioni del moderno esploratore.
Abbiamo peregrinato come una maldestra e tolkieniana compagnia di pionieri in terre apparentemente conosciute, dalle Alpi Lepontine e Carniche alle spiagge e promontori siciliani, dalle pianure piemontesi ai borghi appenninici, da un capo all’altro del nostro paese alla scoperta dell’ anima dei luoghi e dei loro aspetti gelosamente custoditi che rendono l’Italia il paese più bello al mondo.
Ci siamo soffermati, quasi attoniti di fronte alla straordinaria potenza educativa e narrativa dei paesaggi, alle scogliere che si aprono ad arenili e angoli nascosti su cui si affacciano piccoli porti, alle malghe alpine dove le popolazioni walser sono state capaci di addomesticare e accudire luoghi impervi.
Ecco che le storie del vecchio pescatore Alcedo, dal viso scarno solcato da profonde increspature come il mare su cui ha veleggiato, e di Stelvio, moderno cantastorie dalla lingua Töitschu che percorre le vallate alpine, custode delle leggende del popolo saggio e amichevole, si sono intrecciate in una barocca trama narrativa.
“ Partii presto quella mattina di Fivraru, prima dell’alba , l’amico di tanti viaggi era stranamente calmo…, azzurro quasi algido, remai per circa un’ora e raggiunsi capo Lilibeo, la luce dell’alba pittava la scogliera di bianco vestita e d’improvviso scorsi un’apertura, uno strittu pertuso, mi infilai, accucciandomi e Surprisa ca fa scantari. trovai nella grotta un antico veliero.. vi salii e….. fracassu, rumura si raprì na botola … nu tesoru … na Trovatura… monete d’oro e d’argento, …….”
E ci racconta ancora, con saggezza antica, come il mare nel tragitto dalla grotta al porto si è ripreso tutto con una terribile tempesta……
Gli fa eco Stelvio …. “Quel mattino stavo salendo lungo il tragitto fino a Pian Miura verso il passo del Foric, dove il Rosa e la punta Indren si stagliano maestosi verso il cielo, la neve mattutina e lo scrosciare ovattato del ruscello mi facevano compagnia… quando all’improvviso…. vidi d’murmunu, una marmotta, che giocava con dar vucks, la volpe, rimasi sbigottito da ciò che stavo vedendo … Le sentii anche conversare “unz uber as söiriunz d’iasta”, a presto, disse d’murmunu,e la volpe se ne andò … rimasi fermo per cinque minuti impietrito e mi incamminai verso Circeval, un’alpe sopra Borca.. dove ritrovai d’murmunu, la marmotta, che mi fece cenno di seguirla sino ad un anfratto… vi entrai e qual merviglia, trovai un tesoro….. monete, pietre preziose… ne raccolsi a manciate.. ma la marmotta disse … solo una pietra preziosa potrai riportare con te ….. uscii dalla stretta apertura e ..sorpresa ….. le nuvole avevano ricoperto il cielo… iniziò a nevicare copiosamente….
Quando la neve ondeggiando scende, la NATURA si ferma, osserva e ascolta.”
Con voce assopita il nostro cantastorie ci racconta come non abbia più rivisto d’murmunu e non abbia più ritrovato il misterioso anfratto.
I racconti seppur diversi per connotazioni linguistiche e descrizioni paesaggistiche ci fanno riflettere sull’intima connessione uomo- territorio-paesaggio.
Sino a che punto la natura, il territorio, il paesaggio plasmano e instradano la vita delle popolazioni che abitano e vivono i luoghi? Sino a che punto le culture dei luoghi sono determinate dall’assetto naturale e paesaggistico? Sono queste le domande a cui abbiamo cercato di rispondere nel nostro lungo peregrinare.
Se, come dice l’antropologo Salsa «il paesaggio è sempre culturale. L’etimo del termine è di fatto una derivazione di “paese” del fare comunità….. da “I paesaggi delle Alpi. Un viaggio nelle terre alte tra filosofia, natura e storia” è pur vero che il territorio con le sue valenze naturalistiche, climatiche, geomorfologiche, geologiche e botaniche, ha plasmato nel corso dei secoli la vita delle popolazioni e il loro sviluppo culturale.
Ci risulta imprescindibile e doveroso porre quindi attenzione allo studio del territorio, delle sue geometrie, delle sue innumerevoli sfumature, degli aspetti biotici e abiotici dello stesso per cogliere quelle ife misteriose che hanno condizionato e definito il percorso lungo cui una civiltà si muove, evolve, costruisce e da un senso a sé stessa.
Con questi presupposti, certezze e mille domande approdiamo a Procida … sicuri di vivere un’esperienza unica e arricchente, un punto di arrivo e di partenza, per tracciare nuove rotte, incontrare nuove genti e chissà….
scoprire l’isola che non c’è….
L’isola che non isola……
Luca Belotti Mapper e Sognatore



Autore
Luca Belotti